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Silvio Di Micco

Il paradigma dei gruppi minimali - Tajfel



Vennero scelti alunni di una stessa classi, di 15 anni. Gli alunni vennero suddivisi in due gruppi in base alla preferenza da essi accordata a un dipinto di Kandinski o ad uno di Klee. I ragazzi sapevano in quale gruppo fossero inseriti, ma non sapevano chi altri ne facesse parte, allo scopo di eliminare ogni variabile eccetto l’appartenenza a uno dei due gruppi.

A ogni ragazzo veniva a questo punto chiesto di suddividere una certa somma di denaro fra due altri partecipanti, di cui veniva specificata solo l’appartenenza all’uno o all’altro gruppo.

La scelta di come suddividere il premio poteva avvenire secondo tre diversi schemi:

  • il primo schema generava guadagno comune a entrambi i soggetti, suddividendo equamente il premio.

  • il secondo schema offriva il massimo guadagno al membro del proprio gruppo, generando un guadagno anche per il gruppo opposto.

  • il terzo schema generava la maggiore differenza di premio fra il proprio gruppo e quello contrapposto, ma un minore guadagno assoluto per il proprio gruppo.

La terza opzione fu in assoluto quella più scelta: quello che contava, secondo l’interpretazione di Tajfel, non era tanto ottenere il massimo guadagno, quanto uscire “vincitori” da una situazione di contrapposizione, la quale si era generata in uno stato di assoluto anonimato solo in base ad una suddivisione arbitraria.

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